Il Museo della Normalità Europea. L’arte contemporanea e la costruzione visuale dell’identità europea PDF Stampa Email
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Giulia Grechi

Abstract

Questo intervento presenta una lettura critica del processo di costruzione culturale dell'identità europea, attraverso l'analisi di una installazione artistica realizzata per Manifesta7. Il Museo della Normalità Europea, di Jimmie Durham, Maria Thereza Alves e Michael Taussig, evidenzia i paradossi della definizione di una «normalità europea» attraverso la riproposizione della pratica dello «showing and telling» legata al display museale per usare il museo stesso come leva e linguaggio critico. Riflettere sulla definizione del museo come luogo della «sfera pubblica» può evidenziare il ruolo che le pratiche museali hanno avuto nella costruzione di comunità immaginate (nazionali, coloniali). Ma può anche permettere di utilizzare diversamente le stesse pratiche − nella contemporaneità postcoloniale o neocoloniale e in una sfera pubblica diasporica e transculturale − in modo da favorire l'emergenza del non detto e del non visto, di quello che il dispositivo archiviale ha oscurato, nel costruire un regime di visibilità e memorabilità.

 

Giulia Grechi è dottore di ricerca in teoria e ricerca sociale (Università di Roma «La Sapienza»). Si occupa di antropologia, studi culturali e postcoloniali, con una focalizzazione sull’arte contemporanea e sulla rappresentazione della corporeità. È docente a contratto di fotografia – comunicazione sociale presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, e di Antropologia Visuale e Sociologia della Comunicazione presso lo ied − Istituto Europeo di Design di Roma. È caporedattrice della rivista on-line roots§routes – research on visual culture. È membro del progetto MeLa. Ha pubblicato La rappresentazione incorporata. Una etnografia del corpo tra stereotipi coloniali e arte contemporanea (Bonanno 2010).

 

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