Tra intangibilità e contaminazione. I musei, l’avvenire e la cura delle memorie PDF Stampa Email
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Alessandra De Angelis

Abstract

In quest’articolo si confrontano due differenti realtà memoriali e comunitarie: il Jüdisches Museum di Berlino e il District Six Museum di Cape Town. Se il primo esalta un’architettura apparentemente «decostruzionista», monumentalizzando un vuoto eletto a baluardo del trauma contro le appropriazioni della burocrazia e del mercato, il secondo si pone come interfaccia critica tra le comunità e la nazione, riaprendo memorie controverse, ed esponendole alla collaborazione del pubblico e delle accademie. L’apertura non è garantita né dalla protezione, né dalla contaminazione, né dalla curatela condivisa del percorso artistico e museale, e neppure dalla riappropriazione critica dell’eredità culturale «tangibile» e «intangibile». Tuttavia, nell’intreccio tra queste necessità e difficoltà, emerge la sfida della memoria dei musei postcoloniali, che nella loro aspirazione alla democrazia e a una più partecipe cittadinanza, cioè a un’estetica condivisa e sovversiva, non possono prescindere dal ritorno alla questione della/e memoria/e, e del loro legame «archiviale» con l’avvenire.

 

Alessandra De Angelis, dottore di ricerca in studi culturali e postcoloniali del mondo anglofono e cultrice della materia all’Università di Napoli «l’Orientale», è stata professore a contratto di letteratura inglese postcoloniale dal 2007 al 2010 nella stessa università, e tutor linguistico presso la Seconda Università di Napoli, nel 2010. È membro del progetto MeLa. Le sue recenti pubblicazioni includono articoli sull’artista Penny Siopis, su strategie mimetiche di resistenza nella narrativa sudafricana, e sulla scrittura femminile migrante dall’Africa anglofona.

 

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