I «musei-mondo» dell’arte contemporanea. Tracce locali di percorsi globali PDF Stampa Email
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Celeste Ianniciello

Abstract

L’articolo intende sottolineare come l’arte contemporanea abbia contribuito a trasformare il museo, da luogo nato in Occidente per generare identità nazionale e riconoscibilità culturale, o per sancire il dominio politico, a spazio fluido, territorio di sperimentazione, di narrazione e contaminazione culturale. Sembra che il museo, come istituzione della tradizione a della memoria nazionale, condivida la stessa inesorabile fase di declino fisico e ideologico della nazione, come conseguenza dei vari processi di migrazione innescati dall’economia globale. In questo senso, intendo soffermarmi su alcune opere delle artiste Mona Hatoum, Zineb Sedira e Lara Baladi, nate da esperienze di migrazione, e tutte incentrate attorno all’idea di «traccia», «residuo», «resto», «presenza-assenza», «precarietà», «passaggio». Esse contribuiscono a conferire un valore evocativo e dialogico allo spazio espositivo che le accoglie, e a sollecitare dei richiami tra la realtà locale e quella globale, offrendo la possibilità di riconfigurare il museo oltre il paradigma di museo-nazione, verso quello di museo-mondo.

 

Celeste Ianniciello è dottoressa di ricerca in studi culturali e postcoloniali del mondo anglofono (Università di Napoli «L’Orientale»), ha incentrato il suo lavoro di ricerca sull’analisi dell’(auto)biografia visiva di alcune artiste provenienti da paesi mediorientali e mediterranei, come esempio contrappuntistico all’epistemologia del «confine», in termini sia storico-geografici che culturali e sessuali. Ha partecipato a diverse conferenze nazionali e internazionali, e pubblicato saggi critici sulla letteratura, il cinema e le arti visive. Attualmente, collabora al progetto europeo MeLa, focalizzato sul ripensamento del «museo», e dei diversi dispositivi di archivio, alla luce dei processi globali di migrazione.

 

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