L’estetica del renga PDF Stampa Email
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Diego Rossi

Abstract

Il renga, una forma di poesia giapponese molto antica, si caratterizza per la sua particolare composizione, detta incatenata (in giapponese «ren») poiché le singole strofe, scritte da diversi poeti, sono intrecciate tra loro secondo regole molto precise, dettate da una lunga tradizione. Sotto molti aspetti, si tratta di una forma poetica che non ha eguali al mondo e che suggerisce una riflessione sul senso generale della poesia, in quanto rompe con l’idea, tutta occidentale, della scrittura come forma d’espressione prevalentemente individuale e addirittura solitaria. Questo contributo intende offrire una breve introduzione al mondo del renga, sottolineando al contempo alcuni tratti estetici di questa raffinata forma di poesia che costituiscono, in chiave comparativa, un interessante spunto filosofico, nel tentativo di stimolare un interessamento per la poesia giapponese che vada oltre la diffusione dell’haiku e per un allargamento dell’orizzonte poetico in chiave transpersonale.

 

Diego Rossi collabora con le cattedre di Storia della Filosofia dell'Ottocento e del Novecento (Facoltà di Lettere e Filosofia), di Storia delle Correnti di Pensiero Contemporanee e di Filosofia e Storia della Cultura (Facoltà di Sociologia) presso l’Università di Napoli «Federico II». Lavora inoltre come formatore ed esperto di filosofia e svolge diverse attività con associazioni culturali ed organizzazioni del terzo settore, dirigendo, fra l’altro, laboratori di poesia e di scrittura creativa. Ha pubblicato diversi articoli e saggi accademici su questioni riguardanti il corpo, la tecnica, la fenomenologia, il cyberspace, nonché il volume L’estasi dell’uomo sperimentale (Aracne, 2010).

 

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