L’ekphrasis del discorso. Una lezione neoplatonica sul miglior artefatto PDF Stampa Email

Anna Motta

Abstract

Obiettivo di questo studio è quello di discutere un particolare uso paideutico dell’ekphrasis per mostrare che nell’ambiente scolastico neoplatonico la riflessione estetica è uno dei modi per distogliere lo sguardo degli studenti dal sensibile e dirigerlo verso l’intelligibile. Negli anonimi Prolegomena alla filosofia di Platone, l’ekphrasis dell’opera d’arte dialogica, plasmata da Platone attraverso immagini biologiche e cosmiche, rivela i rapporti tra letteratura e verità, tra visibile e invisibile e tra sensibile e intelligibile. Creatore dell’universo dialogico più bello è il divino filosofo, poeta e demiurgo di immagini, in grado esprimere in maniera figurativa e di connettere, rendendoli evidenti, i differenti livelli della realtà metafisica. La descrizione della struttura dell’universo dialogico mostra che il dialogo platonico, un’eikon filosofica, è il riflesso della bellezza intelligibile.

 

Anna Motta (1982) si è laureata in filologia classica all’Università di Napoli «Federico ii» (2008) con una tesi in storia della filosofia antica sugli Academica di Cicerone. È stata akademischer Gast alla Graduiertenschule für Antike Philosophie della Humboldt-Universität di Berlino (2011) e ha ricevuto il titolo di dottore di ricerca in filosofia, scienze e cultura dell’età tardo-antica, medievale e umanistica presso l’Università di Salerno (2012) con una tesi intitolata «Platone demiurgo di verità. I Prolegomena tardo-antichi alla lettura dei dialoghi platonici». Si occupa di storia del platonismo, in particolare della relazione tra neoplatonismo alessandrino e ateniese, argomento sul quale ha pubblicato alcuni articoli.

 

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