Invertire l’ekphrasis. l’epigramma ellenistico e la traslazione di parola e immagine PDF Stampa Email

Michael Squire

Abstract

I retori greci dell’età imperiale definivano l’ekphrasis in termini di un’anomalia fenomenologica: essa è un’arte dello spostamento retorico – una descrizione che conduce al vedere attraverso l’ascoltare. Questo articolo esamina le idee culturali riguardo l’ekphrasis a partire da una prospettiva inversa, investigando tre scenari in cui immagini materiali sono state giustapposte fisicamente a epigrammi greci che ecfrasticamente li evocano: un monumento funerario di Sardi del II secolo a.C. (il «bassorilievo Menophila»), l’esedra eponima della Casa degli Epigrammi di Pompei, e i poemi figurati (detti technopaegnia) inseriti nel quindicesimo libro dell’Antologia Palatina (15.21-22, 24-27). In ognuno di questi casi, a me sembra, il movimento ecfrastico dalle immagini alle parole è controbilanciato da un movimento inverso dalle parole alle immagini: con le immagini fisiche rese presenti accanto a ogni risposta verbale, i fruitori si sono confrontati con le più ampie questioni riguardo ai rispettivi parametri di visione e lettura.

 

Michael Squire è lecturer presso il King’s College di Londra. Tra le sue pubblicazioni più importanti si segnalano Panorama of the Classical World (20082, con Nigel Spivey), Image and Text in Graeco-Roman Antiquity (2009), The Art of the Body: Antiquity and its Legacy (2011) e The Iliad in a Nutshell: Visualizing Epic on the Tabulae Iliacae (2011). Attualmente lavora, con Jaś Elsner, a una monografia sull’ekphrasis nelle imagines di Filostrato il Vecchio, ed è impegnato nella curatela di un volume sui concetti visivi nel mondo greco-romano. Nel 2012 gli è stato assegnato il premio Philip Leverhulme per gli studi classici. Attualmente è borsista presso il Wissenschaftskolleg di Berlino (per il biennio 2012-2013).

 

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