L’estasi dell’influenza: John Zorn e la transtestualità come paradigma PDF Stampa Email
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Gabriele Marino

Abstract

Quasi ogni pezzo di musica composta da John Zorn si basa su testi preesistenti, provenienti dalla musica, dalle arti visive, dal cinema e dalla letteratura; il cosiddetto «secondo grado» di testualità sembra effettivamente porsi come «misura di scrittura pari a zero» nella sua pratica musicale. Le fonti di Zorn sono sempre esplicitate, tramite mezzi paratestuali, per permettere agli ascoltatori di ricostruire il contesto del pezzo. La discografia di Naked City, un canone da camera e opere per orchestra sono scelti come casi di studio. FAcendo riferimento a un'estetica di «materiali organizzati», le opere di Zorn sembrano ottenere il loro senso pieno solo nelle interrelazioni che simbioticamente costruiscono, mostrando sempre una lettura militante, «decostruttivista», trasformando «l'angoscia dell'influenza» in una «estasi dell'influenza». Quella di Zorn è fondamentalmente una musica sulla musica, è un Metamusica; la sua discografia cerca di essere un'enciclopedia di musiche del Novecento molto diverse tra loro, esemplificando valori intersoggettivi disparati e incarnati da testualità.

 

Gabriele Marino (1985) è dottorando in semiotica presso l’Università di Torino. Si interessa a questioni di sociosemiotica della musica, popular music, e critica musicale. Ha pbblicato il volume Britney canta Manson e altri capolavori, Crac Edizioni, Falconara Marittima 2011.

 

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