Bergson e la non-intenzionalità della coscienza. Riflessioni sulla critica sartriana all’inespressività spirituale PDF Stampa Email

Denise Vincenti

Abstract

Nell'opera L’Imagination, Jean-Paul Sartre mette a punto una serrata critica alla teoria dell'immagine di Henri Bergson, licenziando la natura inespressiva e non-intenzionale della coscienza bergsoniana. Al fondo della questione, è tuttavia facile rilevare l'opporsi di due concezioni profondamente antitetiche del rapporto coscienza-mondo, che potrebbero essere ridefinite in termini di impressionismo ed espressionismo coscienziale: se in Bergson ogni distanza tra soggetto ed oggetto parrebbe annullarsi secondo i modi di una psicologia alimentare, nella quale si dà contatto immediato (di in-pressione) col mondo, in Sartre la tematizzazione di una distanza ontologica (di ex-pressione) vorrebbe al contrario garantire una presa efficace sul reale. Alla coscienza bergsoniana non rimane allora che scoprirsi preda di un’illusione proiettiva ed allucinatoria? Importanti osservazioni contenute in Matière et Mémoire e nell'Effort intellectuel paiono al contrario dimostrare che è solo attraverso un movimento di tipo espressivo che la coscienza può espletare le proprie funzioni percettive e rammemorative.

 

Denise Vincenti si è laureata in Filosofia all'Università degli Studi di Firenze con una tesi sull'estetica e la psicologia di Henri Bergson. Attualmente svolge il dottorato di ricerca presso le Università di Pisa e Firenze, dove sta sviluppando uno studio sul concetto di patologia nello spiritualismo di Ravaisson, Lachelier e Boutroux. I suoi interessi di ricerca si rivolgono preferenzialmente all'incontro tra filosofia, medicina e psicologia, con particolare attenzione all'influenza esercitata della dimensione organica sulle funzioni psichiche superiori.

 

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