Dentro alla tensione delle parole: Stuart Hall e la letteratura

Marta Cariello

Abstract

Il rapporto di Stuart Hall con la letteratura ha radici profonde, che affondano nei suoi studi dottorali (mai terminati) in letteratura inglese, fino all’aspirazione, confessata in diverse interviste, di diventare egli stesso uno scrittore creativo. Tuttavia, con lo sviluppo delle sue teorizzazioni, marcatamente incentrate su altri aspetti dei rapporti tra cultura e politica, la letteratura appare esclusa, o quanto meno messa sullo sfondo del pensiero di Hall. Eppure, l’«imprevedibilità delle idee», che per Hall è in un rapporto di reciproca determinazione con il piano economico, rende la letteratura una presenza fondamentale nella sua teoria critica, unitamente alle altre forme di testualità. Né potrebbe, d’altronde, un discorso critico così sostanzialmente attento al simbolico escludere dai propri ambiti di analisi quello letterario. Tale analisi, tuttavia, da parte di Hall non avviene sull’oggetto letteratura, ma piuttosto attraverso un’immersione consapevole nella profondità semantica ma anche simbolica delle parole, nel loro carico politico che è però allo stesso tempo anche sempre estetico.

 

Marta Cariello è ricercatrice di Letteratura Inglese presso la Seconda Università di Napoli. I suoi principali temi di ricerca sono la letteratura postcoloniale e la scrittura femminile araba anglofona. Il suo volume più recente è Scrivere la distanza. Uno studio sulle geografie della separazione della scrittura femminile araba anglofona (Liguori, 2012); ha inoltre tradotto nel 2007 il volume di James Procter, Stuart Hall (Routledge Critical Thinkers, 2004) per Raffaello Cortina Editore. I suoi studi attualmente riguardano la tematizzazione dell’esilio nelle scrittrici palestinesi della diaspora, il multilinguismo come strategia discorsiva femminile e la costruzione culturale della rivoluzione.

 

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