Rappresentazione e visualità nel pensiero di Stuart Hall

Marina Vitale

Abstract

Partendo dall’idea di Stuart Hall che «l’arte è un modo di pensare», l’articolo esplora la centralità del visuale nella sua teoria della rappresentazione (in particolare dell’identità di genere e di etnia), nonché la reciproca influenza Stuart Hall, teorico dell’etnicità, e varie generazioni di artisti diasporici, soprattutto videoartisti e fotografi. Si sofferma sull’opera filmica di John Akomfrah, specialmente su The Nine Muses che «canta» con profondità e poesia il dramma della Windrush generation e The Stuart Hall Project che ha Hall come soggetto, ma è anche strutturato secondo il «modo di pensare degli studi culturali».

 

Marina Vitale ha insegnato Letteratura e cultura inglese presso le università di Napoli «L’Orientale» e di Salerno. Ha scritto sulla letteratura operaia degli anni Trenta (Le voci di Calibano, 1988; L’altra Inghilterra, 1993), sulla cultura popolare e la stampa radicale (Stampa e cultura popolare nel primo Ottocento, con Maria del Sapio, 1982), sulla diffusione dell’istruzione e la divulgazione letteraria nell’Inghilterra dell’Ottocento, sulle rivisitazioni shakespeariane, su donne e scrittura negli ultimi due secoli, soprattutto sulle intellettuali e scrittrici moderniste, in particolare su H. D. (Hilda Doolittle) di cui ha anche tradotto varie opere in italiano.

 

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