La Natura è archiviabile? Le pratiche di una memoria femminile |
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Manuela Esposito Abstract Ripensare la pratica dell’archiviazione implica una riflessione sui «margini» dell’archivio, per reintegrare nella memoria le «alterità» relegate dal «patriarchivio» nell’oblio: le donne e la Natura. Il saggio analizza la relazione tra il «femminile» e l’«elementare» naturale nella creazione letteraria/artistica delle donne, interrogandosi sulla im-possibilità di archiviare la Natura. Seguendo le coordinate di un archivio inteso come «mappa» (Arjun Appadurai) e come «Guida» (María Zambrano), il saggio sostiene che la scrittura e l’arte viaggiano nella materialità dell’«archivio naturale». In particolare, artiste quali Trinh T Minh Ha e di Roni Horn affidano alla materialità degli elementi naturali, le memorie personali e collettive, dialogando con le riflessioni teoriche di Fatema Mernissi, con la scrittura creativa di Ingeborg Bachmann e di M. Jaqui Alexander, e con la performance di Zineb Sedira. I loro im-possibili archivi di «terra» e d’«acqua» rimettono in questione la composizione archiviale in un a-venire sempre più liquido e in transito.
Manuela Esposito è dottore di ricerca in studi culturali e postcoloniali del mondo anglofono presso l’Università di Napoli «L’Orientale». Tra le sue pubblicazioni ci sono recensioni sulla scrittura femminile diasporica e l’articolo «Burning Landscapes, Islands on Fire: Marie Elena John’s Unburnable and Jean Rhys’ Wide Sargasso Sea», Rodopi, in corso di stampa. |