Oltre le quattro mura bianche: una rete di possibilità |
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Lidia Curti Abstract Gli interventi che precedono questo mio scritto si diramano da un evento al Palazzo delle Arti di Napoli (pan) e, in prima istanza, da seminari e discussioni del gruppo napoletano impegnato nella ricerca «Mela». Da essi parte un itinerario personale che ne è parziale corollario, e che intende soffermarsi su alcuni aspetti: l’interruzione dell’archivio; il suo rapporto con la nazione, nella possibile ricerca di una nuova cittadinanza; il linguaggio del museo e di ogni pratica archiviale come spazio-teatro, evento-incontro; l’interazione tra presente, passato e futuro, tra genere e generi, nero e bianco, in un movimento tra divenire e immoto che superi cristallizzazioni e dicotomie. Molta arte contemporanea, e faccio particolare riferimento a quella indiana, coglie questo accento sul transito, lo scambio e l’ibridità tra media, luoghi, culture, identità e soggetti, suggerendo modi che dall’opera d’arte investono le metodologie espositive e archiviali.
Lidia Curti è professore onorario di letteratura inglese all’Università di Napoli «L’Orientale». Tra i suoi volumi recenti: Female Stories, Female Bodies (Macmillan 1998), La voce dell’altra (Meltemi 2006), e la cura di The Postcolonial Question (Routledge 1997), La nuova Shahrazad (Liguori, 2004), Schermi indiani, linguaggi planetari (Aracne 2008) e Shakespeare in India (Editoria&Spettacolo 2010). Ha pubblicato studi su Shakespeare e sul teatro anglofono contemporaneo, su teorie del pensiero femminista e postcoloniale, su narrativa femminile anglofona e, recentemente, su letteratura femminile della migrazione in Italia. Fa parte della redazione delle riviste «Anglistica», «Feminist Review», «New Formations» e «Scritture migranti». |